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Perchè uno Spazio Mo?

Lo spazio Mo si apre oggi a Xinmi con una mostra dedicata a Maurizio Giuffredi, amico di tutti gli artisti che vi partecipano e figura costantemente presente nella mia vita negli ultimi trent’anni, scomparso l’8 agosto dell’anno scorso dopo un’esistenza vissuta intensamente e per certi versi pericolosamente.
Perché ricordarlo qui, in un luogo che lui non conosceva, e soprattutto come mai aprire uno spazio dedicato all’arte e alla cultura in una località così poco nota, così ‘periferica’ nella geografia della Cina contemporanea?

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Potrei descrivere molti motivi ‘contingenti’ per rispondere a queste domande, ma preferisco dire che energie e intenzioni si sono incontrate chissà dove, là in alto nel cielo fra la Cina e l’Italia, e hanno fatto sì che tutto ciò avvenisse, che due villette inizialmente concepite per essere abitazioni di una famiglia locale, e una piccola fabbrica, fossero trasformate dalla stessa famiglia in poco tempo in spazi atti ad accogliere persone venute da lontano e opere di varia forma.
Non c’è da meravigliarsi dello stupore mostrato da coloro (sia cinesi che italiani) a cui è stato detto della nascita di questo ‘spazio’. Xinmi è un nome pressoché sconosciuto alla maggior parte degli abitanti di questo paese, e anche a molti ‘henanesi’. La cultura e l’arte da tanti anni sono retaggio esclusivo delle grandi città, soprattutto quelle costiere, e pare normale che sia così. Ma non sarebbe invece ragionevole e auspicabile che ogni parte della Cina avesse la possibilità di sviluppare le sue potenzialità, anche attraverso lo scambio con persone che vengono da fuori?
Da molti anni incoraggio gli artisti e gli intellettuali a restare nel loro luogo d’origine per formarne o migliorarne l’ambiente culturale. Coloro che decidono di restare però lo fanno a caro prezzo: il loro lavoro non viene conosciuto debitamente e soffrono spesso di grande isolamento e incomprensione. Si tratta quindi di una scelta molto difficile, che poche persone determinate riescono a fare.

Da qualche anno condivido con Xing Peijun i miei pensieri, e sempre ho visto il suo sguardo accendersi quando parlavo dell’importanza, del ruolo dell’arte e della cultura nella vita umana. Sentivo che scalpitava dal desiderio di creare qualcosa che potesse migliorare la situazione esistente in Cina in tali ambiti, e voleva farlo per i suoi concittadini. Quando mi ha annunciato la sua decisione, sostenuta dalla sua famiglia, di ‘sacrificare’ uno spazio privato e di dedicarlo a un utilizzo più ampio e vario, mi è parso dapprima un progetto troppo ambizioso. Ma la sua determinazione è stata più forte del mio scetticismo. Ora lo spazio c’è, il suo gesto e quello della sua famiglia hanno dimostrato che è possibile superare l’individualismo e il materialismo così diffusi nella società contemporanea per creare qualcosa che vada al di là del possesso personale, che superi il valore degli ‘oggetti’, delle ‘cose’ e cerchi di formare un’affinità di spirito e di interessi squisitamente culturali.
So che questo progetto è solo all’inizio e che avrà bisogno di molta chiarezza e determinazione per essere portato avanti, e mi impegno per quanto è nelle mie possibilità affinché ciò avvenga.
Ringraziando Xing Peijun e la sua famiglia auguro loro di essere dei veri pionieri della cultura nello Henan, regione storicamente così importante nella storia della civiltà cinese.

Monica Dematté
Guangzhou, 13 aprile 2014