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Filippo Romano

1968, Milano

Il viaggiatore nel silenzio si porta dentro un libro che è la sequenza anarchica di tutti i libri che ha letto, amato, divorato, un libro che non esiste se non nella geografia inconclusa dell’esperienza emozionale, quella insondabile, quella cruda, quella vera, quella che arriva prima della formulazione di una domanda e di un giudizio. Sceglie e ricompone ossessivamente un racconto che forse non trascriverà mai, perché in continua espansione, continuo ripensamento, una storia più storia delle altre, un racconto sempre e chiaramente fuori controllo che è quotidiano come il lievito madre del pane, che si autorigenera nella notte per nutrire di giorno.

5 immagini stampate digitalmente, 50 x 50 cm ciascuna, 201?