Beppe Chia -

Beppe Chia

Nasco nel Campidano (Sardegna, Italia) nel 1959. Trascorro l’infanzia e l’adolescenza scorrazzando tra campi e fondali marini. Leggo Robinson Crusoe. A 18 anni, dopo aver studiato per 7 mesi analisi matematica e osservato la geometria con cui cresce il carciofo, mi isolo in un luogo lontano da tutto e da tutti, con una manciata di ceci, un filo da pesca e un amo. Decido di lasciare l’isola.

Nel 1979 mi trasferisco a Bologna, dove si sente ancora l’odore del ‘77. Tutto è ancora in movimento. Studio al DAMS, arti visive, progettazione… tanti stimoli, tanti libri, tante persone. Leggo, studio, lavoro, disegno: grafica, fumetto, fotografia, design. Conosco Maurizio, non abbiamo bisogno di parlarci per capirci. Per noi parlano più le figure che le parole. Studio l’immagine, quella elettronica e poi quella digitale. Scopro che si può fare di tutto ma bisogna aver un progetto.

Nel 1995 fondo la Chialab, un laboratorio di ricerca e progettazione che si occupa di design della “visione”. Mi diverto lavorandoci per 12 ore tutti i giorni. Trascorro il mio tempo ascoltando ciò che sento, facendomi domande, progettando e insegnando. I progetti della Chialab scorrazzano nei campi della grafica, vanno dall’editoria alla didattica museale, dalle mostre alla segnaletica dal design delle interfacce all’editoria digitale.

Mi sono sempre chiesto cosa accadeva sotto i baffi di Maurizio. Sotto i baffi possono succedere tante cose. Si può ridere, si può piangere, si può amare, si può gustare la nebbia della pianura che si condensa, il sale dopo un bagno, la saliva dopo un bacio. Si può trattenere più a lungo un sapore, se si è abili si possono nascondere i denti, oppure si può filtrare il fumo facendolo risalire dalla bocca al naso. Con la lingua si può accarezzare la punta dei peli per sentire di che umore si è. Sotto i baffi, con un po’ di allenamento, si possono fare tante cose, ma se c’è una cosa che non si può fare è nascondersi.

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Per quel che concerne “qualche parola in più per Mau”, mi rendo conto di non essere in grado di scrivere su Maurizio. La sua tangibile assenza me lo impedisce, ci ho provato ma rimane il cursore che lampeggia sulla schermo, le labbra sospese dalle quali non fuoriesce alcun suono, la matita che non si sposta sulla pagina. Rimango sul nulla, il niente, il non nato, il prima di qualsiasi cosa. Ma forse è esattamente questo ciò che cerco di dire.

Titolo dell’opera: “Sotto i baffi”

Tecnica: PostScript